Il comune di Calci si trova in provincia di Pisa, in una posizione equidistante tra il capoluogo e la città di Lucca, ed ha una popolazione di circa 6000 abitanti. All’interno della città si possono ammirare la Pieve Romanica e, poco distante, la Certosa, complesso monastico fondato nel XIV secolo.
Il nome del comune deriva dall’abbondanza di cave di pietra nei suoi dintorni. Infatti il suo toponimo è riferibile alle parole latine “calx” e “calcis”, che significano calce. Il primo nucleo abitativo, di epoca romana, si chiama “Locus Calcis” e sorge proprio per avviare lo sfruttamento delle preziose risorse minerarie. La valle al centro della quale si sviluppa il borgo è presto disseminata di pievi, conventi, casolari e, anche per via dei suoi affascinanti oliveti e boschi di castagni, assume la denominazione di Valle Graziosa. Nel suo complesso, il territorio è un feudo appartenente al vescovado pisano.
L’economia locale si articola lungo il torrente Zambra. Oltre che acqua in abbondanza, questo fornisce l’energia idrica per gli opifici. La trasformazione delle olive, detta “Arte Bianca” costituisce il nucleo centrale dell’economia calcese insieme all’industria tessile, legata alla lavorazione della lana. Sempre grazie al fiume si attivano anche altre “arti”, come il lavaggio della biancheria e la conciatura delle pelli.
I numerosi boschi, che circondano la vallata e forniscono legna per i cantieri della repubblica Pisana, sono stati un rifugio sicuro per gli eremiti. Tra coloro che hanno scelto questi luoghi per condurre la loro vita in solitudine e preghiera si annoverano San Iacopo, San Verano e Sant’Alessandro, oltre che Bernardo di Chiaravalle, che sembra aver trascorso nel territorio calcese parte del periodo del suo soggiorno pisano, durante il Sinodo del 1335.
Istituzione comunale con sei consoli, Calci è stata da sempre fedele alla Repubblica Pisana e con essa trascinata nella disfatta del XVI secolo, con la conseguente annessione al Granducato di Toscana dominato dai Fiorentini. Per punirlo della sua dedizione alla causa pisana, Firenze priva Calci della sua autonomia comunale, accorpandola alla “comunitas” di Vicopisano. Da questa Calci si separerà solo due secoli più tardi, con l’Unità d’Italia, entrando a far parte del comune di Pisa. Nel 1867, con un decreto regio di Vittorio Emanuele I, il borgo riacquista la sua definitiva autonomia.