Il comune di Lajatico, circondato da splendide colline, conserva importanti complessi architettonici, tra i quali il Borgo Orciatico e la Rocca di Pietra Cassa. Si trova in provincia di Pisa, ad un’altitudine di 205 metri s.l.m. ed ha una popolazione di circa 1500 abitanti.
Il suffisso -atico lascia presupporre un’origine longobarda del borgo, chiamato originariamente anche “Castrum Ajatici” o “Castrum Laiatici”. Posto sulla sommità di uno dei colli che separano la Val d’Edera dalla Val di Sterza. I riferimenti storici scritti al borgo risalgono all’anno 981. Tuttavia l’area è stata ricca di ritrovamenti archeologici. Sono stati effettuati scavi in località L’Aione ed è stato rinvenuto uno scheletro mammut, conservato presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Pisa. Nella zona di Rota, sono venuti alla luce anche numerosi vasi di terracotta etruschi.
Nel XII secolo Lajatico è un castello di proprietà dei conti Pannocchieschi di Elci, anche se presto il borgo viene accorpato tra i possedimenti del vescovo di Volterra Ildebrando. Quest’ultimo gode infatti della protezione dell’imperatore tedesco Enrico IV, protagonista all’epoca di una disputa, su chi abbia diritto di nominare vescovi e cardinali, con il pontefice Gregorio IV. Non è ancora giunto il Duecento, tuttavia, quando Lajatico passa sotto il controllo della Repubblica di Pisa.
Nel 1284, la repubblica marinara viene sconfitta dai Genovesi nella battaglia delle Melorie. Firenze approfitta allora del suo indebolimento per conquistare alcuni suoi possedimenti, tra i quali quello di Lajatico. Alla pace di Fucecchio, nel 1293, il borgo ritorna di proprietà pisana, ma il suo destino è già segnato. Nuovamente occupato dai Fiorentini nel 1406, il paese entra definitivamente nell’orbita del Granducato di Toscana. Le sue mura ed il suo castello, così come quelli dei vicini Orciatico e Pietra Cassa, vengono allora abbattute.
Trasformato in feudo nel 1644 e concesso al marchese Bartolomeo Corsini di Firenze, Lajatico dovrà attendere le riforme leopoldine del 1776 per essere nominato comune autonomo. A seguito delle campagne risorgimentali, viene annesso tramite plebiscito al Regno d’Italia, nel 1860. Il territorio del capoluogo rimane profondamente legato all’economia agricola e all’allevamento. Tra le principali attività figurano la coltivazione di alberi da frutta, cereali, uva e olivo e la lavorazione del latte. Nella zona pianeggiante, nel secondo dopoguerra nasce una realtà industriale, principalmente dedita alla trasformazione di prodotti alimentari.